Bruno Tronati è nato a Terni nel ‘42. Risiede a Guidonia. Laureato in giurisprudenza a La Sapienza di Roma nel ’66. Scrittore di libri di contenuto giuridico. Poeta, ha scritto molte poesie su spaccati della vita quotidiana, talune già edite e che hanno anche vinto premi e diplomi di merito e in particolare più volte "Poeta finalista".
SFOGLIANDO L’ALBUM DI FOTOGRAFIE
Apro l’album
immagini in bianconero e colorate
passate ma non morte.
Immagini che rivivono la vita.
Qui le cose di ogni giorno,
le cose previste
e le cose sorprendenti.
Qui le persone conosciute,
gli amici, le persone amate
e le persone che non ci sono più.
Qui i giorni gioiosi e i giorni di dolore
e i tanti tanti tanti giorni
che hanno lasciato solo piccoli segni.
Sempre la vita, la mia vita,
riapparsa come in un film
che mi lascia sereno.
Immagini rivissute,
ora da riporre, per proseguire la vita.
AI DEFUNTI “VIVENTI AL DI LA’”
Defunti, siete al di là
non morti.
Al cimitero
Vi sentiamo vivi nel cuore
non morti.
Nei tempi felici
proviamo gratitudine;
siete nei nostri successi, non morti.
Nei tempi difficili
Vi chiediamo soccorso;
siete nelle nostre grida, non morti.
Nella memoria siete sempre presenti
luci della nostra vita,
viventi al di là… accanto a noi.
ALLA LUNA
Luna, cioè splendore
ti adagi nel cielo
astro della notte
multiforme nelle tue fasi
vagante come zingara.
Mi torna in mente
“Che fai tu, luna in ciel?
Dimmi, che fai”.
Tu rompi il buio notturno
e illumini il mondo
che di lontano rilevi discretamente.
Tu regoli terra e natura.
Provochi maree:
innalzi e abbassi
le masse d’acqua del globo.
In luna crescente
favorisci semina e fioritura
delle piante e delle erbe;
in luna piena
rafforzi la fecondità dei terreni;
in luna calante
determini ciò che deve decrescere o morire.
Ma influenzi anche la vita della gente.
Accendi l’amore degli amanti
che, ispirati dai tuoi raggi d’argento,
frementi si uniscono.
Rendi dolce la solitudine
degli uomini solitari
che solo con te parlano.
Calmi la paura
degli uomini insicuri
che ti sentono amica.
Sei il rifugio dei sentimenti e dei sogni
degli uomini delusi
che fuggono la realtà della terra.
E con semplicità ogni notte,
ti offri allo sguardo di tutti
nella tua umile e silenziosa grazia.
L’ARCOBALENO
E’ finita la tempesta.
Nel cielo ormai limpido,
il sole torna a illuminare
ed ecco accendersi l’arcobaleno
con tutti i colori dell’iride
rosso arancione giallo
verde blu e violetto.
Arco di luce multicolore
attraversa la terra da una sponda all’altra
con la vetta nella volta celeste.
Bello nel suo splendore incanta la vista
ispira pensieri di gioia
e suscita nell’anima emozioni
di serenità e di speranza:
scrutando dentro di lui
anche i sogni impossibili paiono realizzabili.
Ma purtroppo l’arcobaleno
splende solo qualche minuto,
poi la striscia di colori si spegne
e l’anima intristisce.
Ma sa che dopo l’arcobaleno il cielo resterà sereno!
UNA NOTTE INSONNE
A notte inoltrata
disteso sul mio letto
senza poter prendere sonno.
Buio e silenzio intorno
riempiono lo spazio
dove vigili pensieri vagano come nuvole
spinte dal vento.
Gli occhi non si chiudono
seguendo varie immagini,
gli orecchi percepiscono
sommessi rumori lontani.
Cerco di leggere un libro
ma le parole non dicono nulla
e le righe non hanno senso.
Allora, scendo dal letto
e alla mia scrivania
abbozzo questi pochi versi.
Finalmente mi sento rilassato,
le palpebre si fanno pesanti
gli occhi si chiudono e prendo sonno.
Fuori è il nuovo giorno
il mattino ha fugato il buio
e i rumori, rotto il silenzio.
IL FIUME DELLA VITA
La vita,
un fiume che corre
nel suo letto sconnesso
con mille giravolte,
prima stretto e lento,
troppo lento,
verso grandi spazi,
poi veloce,
spinge le sue acque
ora calme e chiare
ora inquiete e gonfie
spesso impetuose.
Quindi, rallenta
sobbalza, precipita
ma ancora, ancora corre;
e infine pigro e sfinito
arriva al mare
…e scompare.
E DI NUOVO AUTUNNO
La calura addolcisce,
il bagliore attenua,
gli alberi adagiano a terra
le foglie bruciate dal sole.
Il cielo è più grigio
percorso da chiassosi uccelli
e da nembi biancastri
trafitti da raggi solari.
L’aria è una brezza
che accarezza la pelle
annerita dall’estate,
la ravviva e rigenera.
La pioggia fa cadere
le sue perle lievi o dirotte
a dissetare e a lavare
l’arida e brulla terra.
La gente, dopo l’abbandono,
riprende il suo passo veloce
la sua operosità
la sua vita affannata.
di nuovo l’autunno
un nuovo autunno.
Sarà poi un nuovo inverno
una nuova estate
altri fuggevoli anni,
lo scorrere inesorabile del tempo.
A PATRIZIA
Hanno reciso un altro fiore.
Lavoravi all’estero
lontano dal tuo paese
ma eri serena e contenta.
Passeggiavi ai mercatini di Natale,
tra le sue bancarelle
i suoi giochi
le sue luci scintillanti.
Ma l’automezzo killer
ti ha travolta tra la folla
e sei scomparsa.
Per giorni
sei stata tra i dispersi,
le affannose ricerche
e alla fine “Patrizia è morta”.
Il dolore e la rabbia
dei tuoi genitori,
dei compagni, di tutti.
E il ritorno al tuo paese,
muto e oscuro
nel freddo della morte.
Anche il tuo fiore tranciato:
e così… presto
questo mondo malvagio
sarà ricoperto di sole erbacce!
AGOSTO 2016
D’un tratto
nel buio della notte,
botti sinistri
e case a brandelli
strade distorte,
e valli squarciate.
Cumuli di macerie
intrise di vite umane
sepolte alla rinfusa,
di uomini e donne
giovani vecchi e bambini.
I sopravvissuti smarriti
senza sguardo,
vaganti senza meta
tra i gironi infernali
delle doloranti rovine.
E su tutto,
distruzione e morte abbracciate
rette nella posa del trionfo.
A DJ FABO
Giorno dopo giorno
anno dopo anno
il tuo atroce calvario
sembrava non finire mai.
Ma ieri la tua dolce morte
ed è finito.
Volevi essere liberato.
Ora, sei libero.
Sei libero dal male,
sei libero dal tuo corpo
che era la tua prigione,
sei libero dalla tua mente
che impietosamente percepiva
tutti i tuoi dolori.
Sei libero dal tuo vissuto
dai fatti brutti, ma anche dai fatti belli
il cui piacevole ricordo sempre più il male avrebbe annebbiato
e crudelmente soffocato
come fiori tra le erbacce.
Sei libero dalla indifferenza
degli altri, idioti e ipocriti
bigotti e falsi moralisti;
e di tutte le istituzioni
che non ti hanno ascoltato
costringendoti a morire lontano.
Sei libero da questo mondo,
senza senso ostile e ingiusto,
nel quale lascerai l’esempio
della tua grande sfida civile.
Ora nella tua pace, ti raggiungerà soltanto
l’amore senza fine e il ricordo imperituro
dei tuoi cari.
IO, TRENO FERMO IN UN BINARIO MORTO
Sono indeciso.
Finite le cose che volevo fare
dovrei programmare il futuro,
mi chiedo cosa e perché.
Talune delle cose fatte
mi paiono banali,
talune fatte male,
e le molte cose fatte bene
spesso non sono state capite.
Cose quindi tutte inutili
dagli esiti mere illusioni!
Perché farne di nuove?
Non voglio più tentare
di formare questo mondo:
un mondo non vero
non del fare ma dell’apparire,
senza buon senso
e senza valori etici,
in totale disordine
dove la natura è violata
in ogni suo essere
in ogni parte e modo.
Un mondo irriformabile.
Posso solo attendere………..,
treno fermo in un binario morto.
MALINCONIA DI UN NONNO
Bambini felici
che giocano
corrono e gridano
e studiano.
Nonni felici
che accompagnano i nipoti
a passeggio, a scuola, al parco.
Ma i miei nipoti
Tommaso ed Emma,
assenti e lontani
non vivo, la loro felicità;
non accompagnamenti,
non giochi e studi
non coccole e sorrisi
non intese e complicità.
Vuoti sono i miei spazi
muti i miei giorni,
soli i miei passi,
grigiore nel cuore
malinconia di un nonno.
L’UNIVERSO E IL SUO NULLA
Mi volgo intorno,
il mondo stupendo spettacolo
di forme suoni e colori.
Il cielo infinito
il mare immenso
i monti imponenti;
i mille colori della natura
e i suoi suoni,
l’universo sconfinato e immobile.
Tutto, senza tempo.
E, frammezzo io
precario della vita
incerto del presente
incredulo del futuro ,
per una manciata di giorni
…finché
il mio corpo cederà
l’anima aprirà le ali
e volerà lontano.
UNA GIORNATA DI PIOGGIA
Già dal primo mattino
il cielo di un grigio piatto
annuncia pioggia.
Nubi come gregge al pascolo
ed ecco una pioggiarellina
frusciante quasi felpata
scendere disegnando
linee verticali parallele
e cerchi sulle pozzanghere a terra.
Poi nembi più scuri,
bubbolii e brontolii lontani
e infine tuoni come rombi
fulmini come saette
e acqua a scroscio
come un pianto a dirotto
di perle lucenti.
Voci allarmate,
tonfi di imposte e usci chiusi
e più di una faccia
dietro i vetri delle finestre.
L’acqua a scroscio continua
soltanto poco tempo,
ma i secondi scorrono lenti
e sembra non finire mai.
Poi, qualche schiarita
e ancora la pioggerella
e di nuovo l’acqua a scroscio
continua malinconica staffetta
che suscita in cuore
una rassegnata tristezza.
Muore il giorno, e ancora piove.